Il 29 aprile è stato pubblicato uno studio che conferma lo sviluppo degli anticorpi in tutti i pazienti che si sono ammalati di COVID-19.
Questo è stato pubblicato sulla rivista Nature Medicine, l’indagine rivela come tutti coloro che hanno contratto il virus SARS-CoV-2 hanno sviluppato delle immunoglobuline che possono proteggere da una seconda infezione.
Una scoperta importante, che dà sostanzialmente il “via libera” alla realizzazione dei test sierologici per individuare la presenza di anticorpi nella popolazione.
La grande corsa allo screening sierologico rimane tuttavia tema di grande discussione: quanto dura l’immunità? Qual è il grado di affidabilità dei test? Quale utilità ha testare la popolazione?
Il Prof. Massimiliano Marco Corsi Romanelli, Presidente di SIPMeT, Società Italiana di Patologia e Medicina Traslazionale, spiega meglio lo studio e il test.
I tipi di test: qualitativi e quantitativi
Esistono 3 tipologie di test sierologici: qualitativi, semi-quantitativi, quantitativi.
La sostanziale differenza sta nella metodologia di analisi:
nei test qualitativi si stabilisce solo se una persona ha sviluppato o meno degli anticorpi, secondo una logica positivo/negativo;
nei test quantitativi vengono dosate le quantità di anticorpi.
Anche la modalità con cui si effettuano cambia:
i test qualitativi sono test rapidi, in cui è sufficiente una goccia di sangue, che viene esaminata in un kit portatile e si ottiene riscontro immediato, esattamente come avviene nel caso del test autodiagnostico di gravidanza che rileva l'ormone hCG nell'urina.
I test sierologici quantitativi, invece, richiedono un prelievo di sangue e uno specifico analizzatore in dotazione alle strutture sanitarie.
Immunità da coronavirus: quanto dura?
L’espressione “patente di immunità” è stata utilizzata dai media per certificare una persona guarita dalla malattia, che ha sviluppato una risposta immunitaria e non può né essere fonte di contagio né a rischio di nuova infezione.
In realtà, le conoscenze sul virus sono ancora scarse per cui la realtà è più complessa. Ciò che è certo, però, è che non stiamo parlando di una malattia che garantisce l’immunità per tutta la vita.
Il test sierologico ha una validità temporanea e l’immunità è solo momentanea.
Un altro aspetto da prendere in considerazione è l’interferenza immunologica: alcune persone sono più protette perché esposte ‘naturalmente’ ad agenti patogeni o vaccinate per il virus influenzale. L’organismo ha scatenato una risposta adattativa e ha prodotto delle specifiche molecole (interferoni). Studi in questo campo sono stati avviati in diversi paesi.
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