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COVID-19 e salute pubblica: svolta epocale?

La pandemia causata da COVID-19 ha stravolto molti aspetti della nostra vita e ha posto delle enormi sfide alle città. Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da una continua espansione dei territori e, di conseguenza, da una diminuzione dello spazio dedicato alla natura. Questa tendenza è stata chiaramente messa in discussione dalla pandemia.


Cambiamenti post-covid

L’isolamento domestico da lockdown, il lavoro agile, il coprifuoco, la chiusura di molte attività e il ripopolamento dei borghi di origine da parte di studenti e lavoratori hanno decisamente modificato il ruolo delle città in tutto il mondo. Leggendo il rapporto dell’OCSE sull’impatto del Covid-19 si può notare come alcune nuove abitudini potrebbero (o dovrebbero) rappresentare l’assetto di una nuova strutturazione delle città e degli spazi sociali. I luoghi di lavoro, i servizi urbani e i servizi di trasporto sono destinati ad essere innovati. La digitalizzazione «rimarrà una componente chiave di una “nuova normalità”, sebbene la capacità di telelavoro vari da paese a paese e all’interno di essi stessi».




La pandemia ha favorito un ripensamento della collocazione dei servizi e delle funzioni all’interno delle città. La sostenibilità e l’incremento della qualità della vita dei cittadini sono al centro degli attuali dibattiti nei campi politico e scientifico. Uno dei modelli che in questo senso ha più preso piede è quello della “città dei 15 minuti”: sviluppato da Carlos Moreno, questo concetto immagina aree in cui lavoro, svago, servizi, commercio e natura siano tutti raggiungibili con un tragitto massimo di quindici minuti a piedi dalla propria abitazione. Milano e Parigi sono tra le città che hanno preso questo modello come punto di riferimento.

La salute pubblica


La crisi da Covid-19, attraverso lo sviluppo di nuovi modelli di organizzazione urbana, può rappresentare un punto di svolta per rendere i contesti in cui viviamo più inclusivi, ecologici, dinamici e più attenti alla promozione della salute pubblica. Le caratteristiche dei centri urbani e la salute della popolazione sono due elementi strettamente collegati tra loro. L’inquinamento atmosferico, visivo, acustico e del suolo e il traffico sono, ad esempio, fattori di rischio per le malattie cronico-degenerative e derivano da cattivi stili di vita.




Uno studio condotto dal Barcelona Institute for global health riporta che le città contemporanee «...non sono progettate secondo rigorosi criteri sanitari. Oggi abbiamo sia la necessità che l’opportunità di invertire questa situazione e applicare tutte le prove scientifiche disponibili per trasformare gli spazi urbani e creare città in grado di rendere la cittadinanza fisicamente e mentalmente più sana».

La pandemia, dunque, non è più vista esclusivamente come un’emergenza sanitaria e la volontà di volerla trasformare in un’opportunità di miglioramento per la salute pubblica sembra proliferare in gran parte del mondo.

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