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I test al terzo trimestre di gravidanza

Negli articoli precedenti abbiamo approfondito gli esami da effettuare tra 1° e 2° trimestre...Ed ora eccoci qui, parliamo degli ultimi 3 mesi!


Il terzo trimestre di gravidanza


Ci siamo: tra la ventottesima e la quarantunesima settimana di gestazione si completa lo sviluppo uterino del feto, che così risulta pronto per venire al mondo.

L’”evento” parto può però verificarsi qualche settimana prima della fatidica data conclusiva della gravidanza, senza per questo compromettere il buon esisto della stessa.

Dal punto di vista fisiologico, però, il parto può anche protrarsi oltre la quarantunesima settimana. Esiste un margine di “tolleranza” di ulteriori otto giorni, trascorsi i quali, però, si procede a un'induzione del parto stesso.


Quali sono i controlli necessari in questa ultima fase della gravidanza?


Si tratta di un periodo faticoso per la madre, nel corso del quale l’addome aumenta di volume in modo importante, e in cui i fastidi legati proprio al peso del feto e all’ingrossamento uterino si fanno sentire. Diventa difficile dormire in posizioni comode, la vescica, compressa dall’utero, appare iperstimolata e così la necessità di urinare si fa frequente e impellente.

Posso presentarsi disturbi intestinali, stitichezza, reflusso. Le caviglie diventano edematose e le gambe pesanti, e spesso anche il viso, le mani e il resto del corpo appaiono più gonfi del normale, e la circolazione delle zone periferichetende a rallentare. Nelle donne predisposte possono anche comparire ingrossamenti delle vene (varici) negli arti inferiori e macchie sul viso. Dal seno può fuoriuscire il colostro: un liquido sieroso precursore del latte.





Si tratta di fenomeni per lo più transitori o destinati a regredire dopo il parto, ma vanno comunque gestiti e alleviati proprio quando si manifestano, con l’aiuto e i consigli del proprio medico di fiducia. La gravidanza non è un buon periodo per assumere farmaci, che spesso contengono principi attivi potenzialmente tossici per il feto, ma esistono ottime alternative naturali, nonché buone abitudini (quale quella di continuare a praticare attività fisica, seppur dolce, durante tutta la gravidanza, salvo indicazioni contrarie, e di seguire un’alimentazione bilanciata, sana e nutriente), per ridurre al minimo i sintomi sgradevoli.


I test da effettuare negli ultimi 90giorni


Veniamo ai controlli medici a cui la gestante deve sottoporsi prima del parto. Gli esami previsti nel terzo trimestre non sono tantissimi. Si comincia, tra la ventottesima e la trentaduesima settimana con:

  • Esami del sangue (emocromo e formula leucocitaria);

  • Test di Coombs indiretto (anticorpi anti eritrociti);

  • Toxo test in caso di negatività dei test precedenti;

  • Qualora gli esami per la diagnosi prenatale delle anomalie cromosomiche o dei difetti del tubo neurale o di altra natura avessero dato esiti positivi, sempre in questa fase si procederà a un'ulteriore ecografia ostetrica, non necessaria, invece, in caso di gravidanza priva di complicazioni.

Arriviamo alle settimane che vanno dalla trentatreesima alla trentasettesima. Il momento del parto si avvicina.

In questa fase gli esami e i controlli da effettuare sono:

  • Analisi del sangue complete (emocromo + formula leucocitaria);

  • Toxo test in caso di precedenti esiti negativi;

  • Test per l’epatite B;

  • Test per la sifilide;

  • Test per l’HIV;

  • Test delle urine con urinocoltura.




Tra le trentaseiesima e la trentasettesima settimana è inoltre raccomandato il test per lo streptococco beta emolitico di tipo B, un batterio che in gravidanza può provocare infezioni molto pericolose per la madre e trasmettersi al feto anche durante il parto.

Dopo la trentottesima settimana, come si si dice in questi casi: “Ogni giorno è buono per nascere”. Tuttavia, se la gravidanza procede fino al suo termine fisiologico, si effettuano ancora altri due esami di controllo importanti che sono l’ultima eco ostetrica e il monitoraggio cardiotografico. Quest’ultimo esame si effettua per registrare la frequenza cardiaca fetale (FCF), e le eventuali contrazioni uterine, utilizzando come strumenti due trasduttori che vengono posizionati sull’addome e tenuti da una fascia elastica. Questo esame, del tutto innocuo, viene ripetuto anche durante il travaglio per tenere sotto controllo l’attività cardiaca fetale e la progressione delle contrazioni materne.


In questa fase si valuta la posizione del feto, per capire se sia podalico o encefalico. Come sappiamo la posizione ottimale per il parto è quella encefalica, in cui il feto si presenta “a testa in avanti”, pronto a scivolare lungo il canale del parto. Se, però, in questa fase avanzata della gravidanza e in prossimità del parto fosse ancora podalico (ovvero posto con i piedi, o il sederino in avanti), alla futura mamma si spiegherà che durante il travaglio (in caso di parto vaginale) potrebbe rendersi necessario procedere a manovre ostetriche per “girare” il feto.



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