La prevenzione, sia primaria sia secondaria, ‘si fa’ tenendo sotto controllo i fattori di rischio cardiovascolare, cioè un insieme di condizioni che aumentano notevolmente la possibilità di subire un infarto.
Non è sicuramente un fatto di moda, ma è certo che per alcuni la prevenzione cardiovascolaredebba diventare una condizione necessaria, un must stagionale al quale non ci si può sottrarre.
D’estate le ondate di calore, soprattutto se si tratta di un caldo umido, per le persone cardiopatiche rappresentano una vera minaccia. Il troppo caldo infatti favorisce la dilatazione dei vasi sanguigni a livello periferico sovraccaricando il cuore per l’aumento di volume circolante. Inoltre, la vasodilatazione unita alla disidratazione dovuta all’eccessiva sudorazione può causare cali pressori importanti. Tocca dunque correre ai ripari, o meglio è consigliabile scongiurare ogni pericolo bevendo molta acqua ed evitando le ore più calde. Assodato come queste indicazioni siano ormai note, è importante che anche coloro i quali non soffrono di problemi cardiaci conclamati ma che si possono definire soggetti a rischio si sottopongano, anche prima dell’estate, ad una serie di esami preventivi.
Quali sono questi esami?
Oltre ad una visita cardiologica specialistica è necessario far seguire alcuni esami ematochimici, come l’emoglobina glicata per pazienti diabetici; la microalbuminuria che stabilisce la presenza di piccole quantità di albumina nelle urine che si verifica in presenza di un danno d’organo renale negli ipertesi. Infine il profilo lipidico per chi soffre di dislipidemia, vale a dire una alterazione quantitativa e qualitativa dei grassi che circolano nel sangue. Ad accompagnare questo tipo di esami si devono aggiungere quelli strumentali come: l’elettrocardiogramma e ecocardiogramma per la definizione del danno d’organo negli ipertesi; ecocolordoppler dei tronchi sovra-aortici indicato per i pazienti diabetici e displidemici.
Ma quali sono i pazienti che devono sottoporsi ad una periodica attività di prevenzione?
Si tratta di pazienti che presentano uno o più fattori di rischio cardiovascolari non controllati come ad esempio i pazienti ipertesi con valori di pressione alti, oppure i pazienti dislipidemici con colesterolemia non controllata, i diabetici con valori di emoglobina glicata oltre la soglia e infine tutti coloro che hanno familiarità con patologie di questo tipo o sono consumatori di alcol o di tabacco come i fumatori.
Che cosa si intende esattamente per familiarità?
Non si tratta semplicemente di avere qualcuno in famiglia che soffre o ha sofferto di cuore. Il rischio che una malattia cardiovascolare colpisca anche noi aumenta quando si verificano almeno due condizioni:
un nostro familiare di primo grado ha o ha avuto quella malattia (sono familiari di primo grado nostro padre e nostra madre, e i loro fratelli, sorelle e zii/zie);
quel nostro familiare è stato colpito dalla malattia cardiovascolare in età relativamente giovane (sotto i 55 anni per gli uomini e sotto i 65 anni per le donne).
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